QUARESIMALI 4.

Tutti noi sentiamo che siamo fatti per un “TU” che ci dia pienezza, appagamento, e nello stesso tempo che ci permetta di riversargli il nostro amore, la nostra dedizione, in maniera totale e definitiva.

Sì: siamo tutti alla ricerca di un TU al quale legarci in modo non saltuario né superficiale.

Un TU che illumini la nostra vita.

La nostra vita è stata “pensata in grande”: siamo fatti per dare del TU a Dio, per entrare in relazione con lui, per parlargli proprio come un uomo parla col suo amico. Direbbe Agostino:

Signore, ci hai fatti per te

e il nostro cuore è inquieto

finché non riposa in te

(Confessioni 1,1,1).

Eppure, quante volte finiamo col legare il cuore a cose meschine, e a trascurare quella relazione fondamentale che ci dà identità, ci connota, ci dà dignità.

La relazione con Dio era ciò che connotava il popolo di Israele, distinguendolo da tutti gli altri.  Ma la prima Lettura di questa Quarta Domenica di Quaresima traccia una sintesi in chiaroscuro della storia di Israele: ogni relazione suppone una cura, un’opera volta ad alimentarla. Ebbene: alla premura che incessantemente Dio aveva dimostrato per il suo popolo, Israele aveva risposto con un’escalation di infedeltà:

la beffa che non prende sul serio;

il disprezzo che non riconosce le cose nel loro vero valore;

lo scherno che toglie dignità, ridicolizzando.

Quale la risposta di Dio? Forse noi ci aspetteremmo degli strali (meritati) lanciati a colpire e punire. Niente di tutto questo.

Dio risponde riconfermando il suo amore. Lo rilancia, continuando a credere nell’uomo.

Il tempo dell’esilio in terra straniera, il tempo di «riposo per la terra», è un tempo terapeutico, perché il popolo si lasci guarire dalla malattia del non credere e non affidarsi; perché il popolo torni a desiderare la relazione primaria col suo Dio.

Il Vangelo (Gv 3, 14-21) riprende questo tema, sviluppandolo ulteriormente.

Avvolto nell’oscurità della notte, il fariseo Nicodemo va da Gesù per interrogarlo. Il rabbì lo incuriosisce, lo affascina. Ma Nicodemo ha paura di affidargli il suo cuore. Allora prende a conversare con lui, nel contesto poco compromettente della notte, dove è più facile non essere notati; prende a conversare per conoscerlo, per saggiare se è veramente affidabile. Nicodemo assomiglia molto a noi, quando stiamo sulla soglia delle cose, senza sbilanciarci ad “uscire allo scoperto” col deciderci.

E invece, quando ci si impegna sul serio in una relazione, si arriva al punto in cui occorre decidere. E decidersi. Giocarsi in quella relazione, a preferenza di ogni altra.

Gesù non ha timore di confidare a Nicodemo la decisione maturata nel cuore di Dio e divenuta un’azione irremovibile nei nostri confronti. Una decisione da cui Egli non torna indietro:

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3, 16-17).

All’uomo che fatica a credere in Dio, Dio risponde continuando a credere nell’uomo, addirittura facendogli dono di ciò che ha di più caro: il suo Figlio, Gesù. In Lui Dio continua a cercare la relazione con l’uomo, a cercarla e a ricostruirla pazientemente.

La Pasqua è davanti a noi, sempre più vicina. Approfittiamo di questo tempo, per prenderci cura della nostra relazione con Dio, disponendoci con la preghiera a farci toccare dal dono immenso e gratuito del suo amore.

***

Sotto il lavorio della tua mano delicatissima e pazientissima, Signore,

il mio cuore lentamente prendeva forma.

Nei miei pensieri: Tu mi assistevi;

nei miei sospiri: Tu mi ascoltavi;

nei miei ondeggiamenti: Tu mi guidavi.

Io andavo per le grandi vie del mondo:

tu non mi abbandonavi.

S. Agostino, Confessioni, 6,5,8

 

 

 

 

 

 

 

Commenti(3)

  1. Giuseppe dice

    … in effetti è così : “occupiamoci delle cose di Dio, lasciando che Lui si occupi delle cose nostre (S. Riccardo Pampuri).
    Grazie carissime sorelle.

  2. Silvana dice

    Il fatto è che troppo spesso utilizziamo il nostro tempo per rimpinzarci di cose inutili e lasciamo a Dio solo le briciole della nostra giornata.”I miei figli…che delusione!” Direbbe Dio se fosse un padre qualunque; ma Lui no! Lui è perseverante e continua ad amarci nonostante tutto. Meno male!

  3. Cinzia dice

    Dio è proprio un padre e una madre che segue passo dopo passo l’uomo nel suo vacillare e nelle sue cadute, e che ha sempre fiducia nel suo rialzarsi. Le parole di Agostino sono poesia e preghiera. Grazie, Monache carissime. Ecco, mi sono alzata e mi rialzero’. Inizio la giornata con una nuova fiducia. C’è Dio accanto a me, che mi da’ un’altra occasione per non accasciarmi di fronte alle difficoltà. È Lui il primo che crede in me, in noi…

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