TEMI D’AUTUNNO E D’INVERNO 2. Quando arriva il maltempo

Il sole ci sta regalando un po’ di luce e di calore, ma recentemente il maltempo ci ha visitato a più riprese. Le chiamiamo “precipitazioni”, quel cadere della pioggia dal cielo. Ogni volta si rimane col fiato sospeso: farà danni? Qualcosa da qualche parte crollerà?

E difatti anche laddove non ci sono danni eclatanti, si registrano comunque smottamenti, frane piccole o grandi, massi che si staccano dai fianchi della montagna e invadono la carreggiata…

Tutto questo venir meno, sciogliersi, squagliarsi e poi colare giù di acqua, fango e pietre, fa riflettere….

Sì, fa riflettere. Quelle frane, così inesorabili e distruttive, fanno intuire la potenza devastante di altre frane, silenziose eppure micidiali: le frane interiori; i crolli avvertiti dentro, nel cuore.

Può trattarsi della fine di un rapporto che si era impostato come il tutto della propria vita. Oppure, di una malattia che arriva senza chiedere tanti permessi né sincerarsi che tu sia pronto ad affrontarla: viene e basta. E tutti i tuoi programmi li manda a monte. Anche, di restare senza lavoro, o di vedersi non solo non compresi dalle persone amiche, ma proprio da queste osteggiate fino al tradimento…

E ci si sente colare giù, scivolare via, sommersi come da un’ondata feroce che trascina con sé tutto…

Storie di frane interiori: sono innumerevoli. Ma tante volte si ha vergogna a raccontarle. Forse perché si teme di non trovare chi le sappia raccogliere, con cuore amico e leale, chi si faccia silenzioso “compagno di lacrime”, senza la fretta di propinare consigli, ma nella pazienza di un ascolto spassionato.

Gli alluvionati dentro… se ci pensiamo bene, ognuno di noi lo è o lo è stato, almeno un poco.

Proviamo a dare uno sguardo ai Salmi: proprio quelle preghiere molto spesso prendono la forma di un grido, il grido di un uomo a Dio dal fango in cui si trova quasi ad affogare; non resta ormai che il grido a cercare un appiglio, a non arrendersi alla furia della frana, a chiamare, in-vocare aiuto… E Gesù ha fatto sue queste preghiere così ardite, così poco “infiorettate”, ma così intrise di umanità.

Agostino è un altro da inserire negli “alluvionati dentro”, lui che ad un certo punto comprende che tutto ciò attorno a cui aveva costruito se stesso: successo, soldi, appagamento affettivo, non era altro che fumo… inconsistenza che gli procurava più ansie che piaceri; più tristezza che quella gioia che pure cercava…

Ciò che gli fece da appiglio in quel suo colare lontano da sé e da Dio, in quel suo scivolare via, nell’inconsistenza, fu il ricordarsi di Dio. Era franato, ma non smemorato…

«O verità, luce del mio cuore – così si rivolge a Dio – tu non lasciare che mi parli il mio buio.

Come l’acqua sono colato fin quaggiù e mi avvolge il buio. Ma anche da qui, anche da qui ti ho amato.

Andavo errando, e mi sono ricordato di te…»

(Conf. 12,10,10).

 

Grido e memoria.

 

La frana, quando arriva, arriva. Ricordiamoci di gridare aiuto, allora. E ricordiamoci di Dio:

«Vengono meno la mia carne e il mio cuore, ma la roccia del mio cuore è Dio… » (Sal 72, 26)

Commenti(3)

  1. Carmelina Graziano dice

    Penso che tanti abbiano incontrato e incontreranno questo tipo di alluvione, frana ma, se siamo qua a leggere queste righe sempre illuminanti, vuol dire che ne siamo usciti sani e salvi con l’aiuto del Signore.

  2. Don Giuseppe Scigliano dice

    Meditando con queste righe, il confronto della propria persona con quello di S. Agostino diventa fiducia filiale che si affida a Dio. Non devo numerare le alluvioni e le devastazioni che subisco, ma evitare con la Grazia di Cristo di travolgere nel male quelli che Dio mi ha messo accanto. San Paolo nella lettera agli Efesini 4,13 dice:” tutto posso in colui che mi dà la forza”. La mia conversione è farmi travolgere dalla sovrabbondante Grazia del Cielo.

  3. Rosa Lucia Filippelli dice

    Il Signore è immenso! La mente umana non comprende i disegni divini e laddove ci si sente franare e precipitare nel vuoto e alla fine avvertire il dolore dello schianto, ecco, allora bisogna abbandonarsi a Dio e smettere di farsi domande e cercare di capire… Il Signore sa e ci tende la mano: afferriamola e teniamola stretta. La nostra salvezza è quella mano… In alternativa c’ è soltanto la follia.

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