Le parole del Lunedì/ LETIZIA

Ci sono sentimenti che hanno bisogno di terreni molto profondi per attecchire: la letizia è uno di questi. Non spunta in superficie, a pelle, ma fiorisce in quelle zone del cuore che restano tutte interiori, nascoste.

Letizia è sentimento pasquale: porta con sé qualcosa del dolore del Venerdì Santo, e conosce il silenzio grave del Sabato Santo. Tiene insieme, insomma, ma in un clima di speranza: da soli, il dolore e il silenzio resterebbero senza orizzonte, addirittura sterili, se mancasse questa nota di fiducia, quest’apertura alla speranza che è propria della letizia.

Lontana da ogni forma di sguaiatezza, banalità ed esteriorità, la letizia è pensosa ma non seriosa; riflessiva, non istintuale; estroversa, non egoistica. Contagia, si diffonde, illumina senza puntare i riflettori su di sé.

Ma insomma, che cos’è la letizia?

Abbozziamo una risposta: è l’interiore certezza di essere raccolti, accompagnati, sostenuti dalla mano amorosa di Dio Padre. La fiducia che, poiché tutto è connesso, anche il dolore al quale non riesco a trovare un perché, Dio lo incanala nelle sue riserve di grazia, per immetterlo nel circuito che dona vita all’umanità.

Letizia è sentimento che rende il cuore fertile di lacrime buone, pensieri buoni, gesti buoni. Cioè, semplici, veri, non ambigui né ambivalenti.

Oggi nella Chiesa si fa memoria di san Filippo Neri, il “Pippo buono”: ci contagi un po’ della sua letizia, sicché possiamo raccoglierla interiormente e diffonderla.

«Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi» (2Cor 13, 11).

 

Commento

  1. Cinzia dice

    “Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi” (2Cor 13, 11).
    C’è in germe già l’idea dell’amare senza ‘se’ senza ‘ma’, del condividere senza steccati, del sostenersi l’un con l’altro, dell’essere saggi senza iattanza, del tendere sempre alla perfezione (presupponendo che se si tende verso un obiettivo, non si debba pensare di averlo già raggiunto), in comunione con Dio. Grazie carissime Sorelle

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