La nostra giornata

Preghiera e...


La nostra giornata inizia molto presto, quando ancora è buio; non accendiamo la radio né il televisore, ma conserviamo il silenzio, che ci aiuta a raccogliere i pensieri e i sentimenti del cuore.

In cappella diamo voce alla nostra preghiera per tutti.

Da mattina a sera, la giornata è scandita da sette momenti di preghiera. Il tempo, in questo modo, assume una fisionomia particolare: non è più una realtà neutra, o peggio ancora ostile, per il suo essere sempre meno del necessario: al contrario, il tempo viene riconosciuto come il dono per eccellenza: la nostra vita è un segmento di tempo che non ci siamo dati da soli, ma abbiamo ricevuto gratis.

Nella preghiera portiamo questo senso di stupore e gratitudine per il tempo, e insieme chiediamo a Dio di benedirlo, cioè di attraversarlo con la sua presenza che sana; cura; perdona e dà vita. Nella preghiera raccogliamo tutto ciò che di buono o di cattivo si svolge nel tempo, e lo presentiamo a Dio perché se ne prenda cura, perché venga incontro alla nostra debolezza e fragilità e abbia misericordia del nostro cuore che tante volte vuole il bene, e invece si trova a scegliere il male.

La preghiera esige cura da parte nostra: certamente la cura rappresentata dalla nostra partecipazione alle parole che pronunciamo: dare cuore e bocca alla preghiera; ma anche, dare bellezza.

Pur nella esiguità del nostro numero, ogni momento di preghiera è in canto, eseguito con l’accompagnamento di strumenti musicali. Anche se da sole, senza nessuno che sia presente oltre a noi, anche se ad un’ora molto mattutina, la voce si articola in suono, che sale a Dio. È all’orecchio del suo cuore che noi cantiamo, esprimendo anche così, con la cura del canto, dei gesti, dell’arredo dell’ambiente della preghiera, che Lui è il centro delle nostre vite e della storia.

Oltre ai momenti della preghiera fatta insieme, coralmente, hanno per noi molta importanza due momenti di preghiera personale, che chiamiamo meditazione, uno dei quali è al mattino, mentre l’altro alla sera, prima di cena. Ci ritroviamo da sole davanti a Dio, o meglio da sole cuore a cuore con lui, per ascoltare e cercare di interiorizzare la sua Parola; per dare ascolto a Lui, che, come dice Agostino, “parla nel gran silenzio del cuore”; per spingere il nostro sguardo dentro il suo mistero di vita e di amore: e questo “esercizio della vista interiore” ha il nome di contemplazione.

La giornata prevede inoltre tempi di studio, sia personale che svolto insieme, comunitariamente.
Studiare è anch’esso un esercizio di cura per ciò che ci circonda e la storia in cui siamo collocate, così da assumerla con senso di responsabilità nella nostra vita e nella preghiera. Inoltre, quando è fatto insieme, lo studio assume il carattere di una ricerca condivisa, di fatiche messe in circolo, di domande suscitate dall’approfondimento e alle quali, nella luce della fede, si cerca di rispondere; così si cresce insieme, come amiche e come sorelle, si dilatano gli spazi dell’accoglienza, si impara a ricevere e ad apprezzare un contributo diverso dal proprio.

Così concepito e vissuto, lo studio non è qualcosa che resta chiuso nella sfera individuale, ma un esercizio di approfondimento e riflessione che fa crescere la comunità e ha ricadute anche all’esterno. Infatti condividiamo anche con gli altri, con chi lo desidera, i nostri percorsi di ricerca e di approfondimento; così si cresce, e a turno ciascuno dà e riceve dagli altri.

Il lavoro ha anch’esso importanza: sia come lavoro intellettuale, sia come lavoro manuale.

Il lavoro intellettuale si concretizza nel preparare su richiesta lectio divine, cioè commenti alla Parola di Dio; catechesi, articoli o ricerche su temi della spiritualità di S. Agostino, della vita della Chiesa o su problemi di attualità, a seconda delle richieste; questa è anche una forma di apostolato, di evangelizzazione.

Oltre ai lavori di casa, diamo spazio e tempo al lavoro manuale, che occupa alcune ore del mattino e del pomeriggio, e si esprime in realizzazioni in terracotta, in decorazioni di candele e ceri pasquali, in lavori all’uncinetto… la creatività è sempre all’opera per dare vita a nuove produzioni.

Ci sono poi i pasti, consumati insieme, in parte in silenzio, ascoltando una lettura dei fatti di cronaca o della Parola di Dio o degli insegnamenti del Papa. La mensa non è luogo del “mordi e fuggi”, ma anch’essa spazio di disciplina, di formazione, di apprendimento della comunione, che si alimenta anche di silenzio, di ascolto, e dell’ascesi dell’imparare a mangiare non solo ciò che piace , ciò che “ci va” o che risponde ai nostri gusti, ma quanto è stato preparato da altri.

Seguono poi dei momenti di ricreazione: ci si ritrova insieme, dopo le fatiche e i lavori della giornata, ad alimentare la comunione e l’amicizia dando spazio alla creatività, alla libera espressione di ciascuna, alla spontaneità.

La giornata si chiude con la preghiera di Compieta, che completa, appunto, lo scorrere del tempo dalla mattina alla sera, e ci restituisce al “grande silenzio” della notte. Terminata la preghiera, in cappella si spengono tutte le luci, tranne quella del tabernacolo: piccola, umile luce memoria della presenza di Dio in mezzo a noi e alimento della nostra speranza.