Le parole del Lunedì/  NOTA

note delle corde della nostra cetra

Lo sappiamo tutti: l’intero mondo della musica ha origine da appena sette note, che ad ogni latitudine e longitudine e in ogni lingua si chiamano: do, re, mi, fa, sol, la, si.

Una scala che permette di creare, modulare, arpeggiare; ognuno può scegliere la sua tonalità prediletta, quella che più sente in accordo col suo mondo interiore, il proprio stato d’animo.

C’è una storia intrigante all’origine delle note musicali: i loro nomi hanno a che fare con la figura di Giovanni Battista; derivano infatti dalle prime sillabe della prima strofa dell’Inno latino nella festa della natività del Santo, il 24 giugno. Una invenzione geniale ad opera di un monaco benedettino, Guido, vissuto tra Pomposa e Arezzo intorno all’anno Mille. Tra parentesi, si può aggiungere che ancora una volta è nei monasteri che nasce quel genere di canto noto come rettotono, perché eseguito tutto su un’unica corda; una sorta di rap in nuce, potremmo definirlo…

Chi ha orecchio, sa capire quando chi canta esegue la nota giusta oppure no; “calare” o “crescere” è il rischio in cui anche le voci migliori possono cadere. Per questo, le note restano lì, a dire il punto ottimale dell’intonazione e ad assicurare per sempre l’esattezza di una melodia, che, se lasciata solo all’apprendimento “a memoria”, rischia di essere addirittura sfigurata, di diventare altra cosa.

Ci sono melodie che fanno vibrare i sensi. Molte intercettano le emozioni. Ma non tutte sanno arrivare al cuore ed elevarlo.

Giovanni, voce che grida nel deserto. E proprio quel grido si fa canto, canto di liberazione e di verità, canto di giustizia e di coraggio.

Canto che scuote le coscienze.

Fratelli, cantate con la voce,
cantate con la bocca,
cantate con i cuori,
cantate con un comportamento di vita retto! 

Agostino, Disc. 34,6

Commenti(2)

  1. Cinzia dice

    Fa sempre riflettere il ruolo di precursore e profeta esercitato da Giovanni, colui che spiana la strada a Gesù, che lo riconosce ancor prima di nascere, essendone cugino e seguace, prima ancora di averlo sentito chiamare per nome. Ora che voi, Sorelle, ci rievocate questa connessione fra Giovanni e le note che danno armonia al Creato, coniugando il finito con l’Infinito, si può cercare di capire meglio il motivo di questo accordo che Giovanni ha saputo essere. Lo aveva già intuito Zaccaria, che nel suo sublime Cantico comunica la meraviglia sgomenta e vertiginosa di un padre che ritrova la voce e si riconosce -suo malgrado- uno strumento da accordare. Elisabetta lo sapeva già (ma della precognizione di chi è madre la storia dell’uomo è piena).
    Dalla sua contemplazione nella solitudine di un’abbazia fra valli e mare Guido monaco di Pomposa ha fatto sì che dal primo Santo dell’umanità potessero sgorgare suono e voce, Cantico, parole, arpeggi per l’umana comprensione del Mistero.

  2. Giuseppe dice

    Solo sette note per armonie musicali innumerevoli e di ogni tipo.

    Solo due simboli (0 e 1) per la programmazione informatica che governa il mondo: il linguaggio binario.

    Sembra che “less is more! (meno è di più, meno è meglio) la filosofia dell’architetto tedesco Mies van der Rohe abbia solidissime basi e una capacità creativa che ha come limite soltanto la nostra fantasia.

    Ma cos’è che fa dialogare le sette note con la voce e con gli strumenti musicali? Cos’è fa dialogare i due simboli con il computer? Le tante e tante regole!

    Pare un controsenso che per essere creativi e fantasiosi bisogna fare ciò che vogliamo seguendo . . . le regole.

    È bello pensare che per noi cristiani basti una sola regola per creare una vita piena di armonia ed a misura dei nostri sogni: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate (diligatis!) gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34) Cosi dice il Maestro.

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