Le parole del Lunedì/  VISITA

Uno squillo di campanello ha la forza di demolire un muro: quello della solitudine. La sorpresa fa capolino dalla porta: è venuto qualcuno, sì proprio di persona, a interessarsi di noi, a chiederci: “Come stai?”.

Una videocall non vale quella sensazione di festa che ci si risveglia dentro, quando sentiamo qualcuno alla soglia di casa, venuto per noi, precisamente per me.

Visita ha a che fare col vedere: un vedere carico di intensità, la si potrebbe dire. Mettere i nostri occhi in quelli dell’altro, andare proprio lì dove vive, respirare il clima dove si dipana la sua esistenza, interessarsi delle sue vicende. In un crescendo: vedere – discorrere – abbracciarsi, perché anche il contatto è linguaggio, è voce che ci dice, con un timbro tutto speciale: “Io ci sono, per te!”.

Visitare qualcuno, oppure, come si dice, andare a trovarlo, è l’esito di una ricerca: mi sono messo sulle tue tracce e ti ho trovato, ti ho raggiunto proprio lì dove tu sei. E ti considero così importante da dedicarti la cosa più preziosa che ho: il mio tempo.

Il nostro Dio si è scomodato a tal punto per noi da venirci a visitare, di persona: nella carne indifesa di un Bambino.

Natale, tempo di visita…

Commenti(3)

  1. Rosa Urso dice

    Vieni Signore Gesù, entra nei nostri cuori e portaci la pace!

  2. Giovanna Di Giorgio dice

    Grazie Care Monache Agostiniane per queste riflessioni. Oggi vigilia della Festa di Santa Lucia Patrona e Onore della Città di Siracusa, anche mia, colgo l’occasione per formulare gli Auguri a Suor Lucia. Un abbraccio

  3. Giuseppe dice

    Carissime sorelle, le vostre “parole del lunedì” aprono enciclopedie di meditazioni.
    Per quest’ultima parola “visita” lascio il commento ad Antoine de Saint-Exupéry che, nel suo Piccolo Principe, ne definisce il rito usato dagli amici:
    la gioia dell’attesa!

    La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
    «Per favore… addomesticami», disse.
    «Volentieri», rispose il piccolo principe, «ma non ho molto
    tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte
    cose».
    «Non si conoscono che le cose che si addomesticano», disse la
    volpe. «Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla.
    Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non
    esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se
    tu vuoi un amico addomesticami!»
    «Che bisogna fare?» domandò il piccolo principe.
    «Bisogna essere molto pazienti», rispose la volpe. «In principio
    tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò
    con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una
    fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più
    vicino…»
    Il piccolo principe ritornò l’indomani.
    «Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora», disse la volpe.
    «Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle
    tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora
    aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro,
    incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo
    della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai
    a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti».
    «Che cos’è un rito?» disse il piccolo principe.
    «Anche questa, è una cosa da tempo dimenticata», disse la
    volpe. «È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni,
    un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei
    cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio.
    Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino
    alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i
    giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza».
    Così il piccolo principe addomesticò la volpe.

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