Le parole del Lunedì/ ETÀ

Agostino spray

La guerra all’avanzare del tempo inizia molto presto, intorno ai vent’anni o giù di lì: non appena ci si accorge del primo capello bianco; quando appare la prima, impercettibile ruga.  Ecco allora tutto il settore dell’”antietà”: creme, integratori antiossidanti, jogging e molto altro ancora. Come se l’età fosse una specie di temibile virus, una malattia funesta, anzi: il virus più pericoloso.

Oggi Agostino compirebbe 1669 anni; era nato, infatti, il 13 novembre del 354 dopo Cristo. Eppure non lo percepiamo morto e sepolto, ma ancora tanto fresco, vivo, ardente ogni volta che ci accostiamo ad uno dei suoi scritti.

Anche lui visse l’angoscia del tempo che fugge e deruba della vita; non a caso dedicò alla riflessione sul tempo un intero libro, l’undicesimo, delle Confessioni.

A ben considerare, le Confessioni per intero sono punteggiate da espressioni di tempo: Agostino ricorda in maniera indelebile una lettura per lui decisiva, quando aveva diciott’anni, età spartiacque per la sua vicenda; e poi, nove lunghi anni dietro a errori e smarrimenti, vissuti per sua stessa ammissione, «coltivando l’”orgoglio e la superstizione, in ogni caso la vanità» (Conf. 4,1,1).

E ancora, la percezione di un tempo vissuto in maniera inconsistente, tanto che sulla soglia dei trent’anni si ritrova irrisolto e confuso.

Non sarà un caso, allora, che la sua preghiera più famosa inizi anch’essa con un avverbio di tempo: “Tardi ti amai, Bellezza così antica e così nuova!”.

Una cosa possiamo chiederla a S. Agostino, nel giorno del suo compleanno: che ci aiuti a vivere bene la nostra età, senza sprecare energie dietro guerre infantili fatte di creme e pasticche varie, ma a dirigerle con sapienza verso la ricerca del vero. Scopriremo, allora, ciò che scoprì lui: se non vogliamo soccombere al tempo che passa e ci deruba della giovinezza, stringiamoci al nostro Dio, che è perennemente giovane!

Commenti(2)

  1. Giuseppe dice

    “Bellezza così antica e così nuova!” … Vorrei condividere un commento di Edmondo de Amicis nella poesia “A mia madre”: un’età senza tempo.

    Non sempre il tempo la beltà cancella
    o la sfioran le lacrime e gli affanni
    mia madre ha sessant’anni e più la guardo
    e più mi sembra bella.

    Non ha un accento, un guardo, un riso
    che non mi tocchi dolcemente il cuore.
    Ah se fossi pittore, farei tutta la vita
    il suo ritratto.

    Vorrei ritrarla quando inchina il viso
    perch’io le baci la sua treccia bianca
    e quando inferma e stanca,
    nasconde il suo dolor sotto un sorriso.

    Ah se fosse un mio prego in cielo accolto
    non chiederei al gran pittore d’Urbino
    il pennello divino per coronar di gloria
    il suo bel volto.

    Vorrei poter cangiar vita con vita,
    darle tutto il vigor degli anni miei
    Vorrei veder me vecchio e lei…
    dal sacrificio mio ringiovanita!

  2. Cinzia dice

    È vero, il tempo ci determina tanto, e noi per la nostra ansia di perfezione vorremmo rifuggirne i segni del suo passaggio sulla nostra pelle, sulle nostre ossa. Ma siamo fatti soprattutto di tempo, in fondo. Abbiamo aspirato fin dall’alba della civiltà umana all’eternità, ad una giovinezza immortale, e per questo ci siamo costruiti sarcofagi d’oro e pietre preziose, idoli di potenza e bellezza eterna. Anna Magnani diceva:”Ci ho messo una vita intera, a farmi queste rughe: non voglio coprirle”. Con questo spirito dovremmo guardare in faccia al nostro tempo, quello che ci fa e che ci sagoma con il prezzo della nostra vita, spesa nella costanza quotidiana. Sarebbe bello imparare ad apprezzarlo goccia a goccia, come un rosolio prezioso, apparecchiato apposta per noi, in uno di quei bicchierini d’altri tempi, appoggiato su un centrino candido… come quelli che senz’altro decoravano la credenza della madre di Edmondo… Sarebbe bello non “sentire” il tempo, viverselo appieno, ed essergli grati. Che tema, Sorelle. Grazie

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