Quando un magnate vuole curare la propria immagine, dà vita ad azioni di filantropia: briciole di munificenza elargite dall’alto delle proprie gigantesche possibilità.
Per la verità, questa è una deviazione del vero significato della filantropia, che rimane, nonostante tutto, sentimento con radici antiche, ad esprimere prossimità, vicinanza. Una solidarietà vera e propria: il termine filantropia indica amore per l’uomo, anzi, ancor più precisamente: amicizia verso l’umano.
Sviluppare il nostro sentimento di squisita umanità, come anche si può intendere la filantropia, è vocazione che ci riguarda tutti, a qualunque latitudine o longitudine viviamo. Altro che esclusivismo di straricchi che vogliano un ritorno di immagine e di consensi.
Esistono molteplici vie per coltivare la nostra filantropia: ciascuno può individuarne e suggerirne. Qualunque sia, che passi dalla preghiera, dalla lettura, dall’arte, dalla musica o da un’attività manuale, l’importante è che abbia per fine di crescere nell’amicizia verso l’umano. Perché oggi proprio questa è in crisi: in fondo dell’umano si ha paura o lo si considera con diffidenza, perché può deludere, tradire, ferire e addirittura uccidere.
Molti cercano rimedio a tutto questo rifugiandosi in una solitudine che diventa isolamento; in un riparo che diventa ritiro: con l’esito di lasciarsi impoverire nella propria umanità.
Correre il rischio della filantropia è ciò che ha fatto Dio stesso, venendo a metter su casa tra le nostre povere cose. Il Natale è proprio questo. Lo abbiamo celebrato, meditato e contemplato nelle scorse settimane. Se l’uomo può degenerare a misantropo, Dio non smette di essere filantropo: amico dell’umano.
A Caulonia di Reggio Calabria, un antico affresco all’interno della chiesa di S. Zaccaria raffigura Cristo il filantropo: che meraviglioso appellativo!
L’umile Gesù ci ha così cari da farsi mendicante della nostra amicizia; ci ritiene così preziosi al suo cuore da comunicarci la sua amicizia incondizionata, disinteressata, eterna.
Vogliamo accoglierla?
Foto: Cristo il filantropo, Caulonia, chiesa di S. Zaccaria (part.)
Commenti(2)
Cinzia dice
13 Gennaio 2025 alle 15:50Non conoscevo questo affresco. Ma qui, come in altre immagini dei primi secoli del Cristianesimo, ci trovo l’ingenuità di chi si affaccia per la prima volta sull’Incommensurabile, lo contempla e…se ne innamora. Voi mi insegnate che questo Amore è voluto, desiderato, amato proprio da Lui. Ed è verso l’uomo nella sua finitezza, l’umano nei suoi limiti, Amore gratuito ed ingiustificato, di per sé…se non da Dio, che non è “giustificabile” (termine, ahimè, più adatto da font del p.c)…ma gli occhi, spalancati e fiduciosi di quel dipinto, come dell’Achiropita di Rossano, possono essere già la risposta, di questo Amore Dio-uomo…
Grazie, sorelle
Don Silvio dice
16 Gennaio 2025 alle 18:01Grazie per questo messaggio sul valore della filantropia. A volte nella vita delle comunità parrocchiali il riferimento alla filantropia viene usato in termini negativi contrapponendolo alla carità. Andrebbe favorito uno sguardo di gradualità legato alle motivazioni che muovono una persona che possono maturare passando da una motivazione iniziale di solidarietà dove prevale la spinta emotiva a una condivisione più matura e continuativa frutto di uno sguardo arricchito dalla fede in Gesù