Carissimo, ogni volta che ti incontriamo, in quella mirabile pagina di vangelo che anche oggi ci viene riproposta, ci sale un fiotto di simpatia per te. Immediatamente sembri così distante da noi: ti aggiri fra i sepolcri, abiti fra cose morte; gridi e ti percuoti di continuo. Nessuno riesce a tenerti legato né a domarti. Vivi correndo di qua e di là, irrefrenabile. Solitudine disperata, la tua.
Eppoi… quell’incontro per il quale tu non hai fatto nulla: è avvenuto, forse senza neppure che tu lo attendessi. Lui ti ha rivolto la parola. Tutti ti evitavano, lui no. Ed ecco: quel macigno interiore che ti aveva fatto diventare pazzo finalmente viene rimosso, il suo peso ti viene tolto. Ora sì, sei libero!
Sollievo, leggerezza, liberazione. Come le esperimenti? Dalla postura. Prima correvi, in preda ad una frenesia disperata. Ora sei seduto. Riesci a stare fermo. Ne godi persino: seduto, vestito e sano di mente.
Noi, che sentiamo necessario essere continuamente in movimento, ci ritroviamo in più di un aspetto così simili a te. Pure noi in preda ad una frenesia incontenibile. Fermarci ci fa paura, istintivamente ci mette a disagio: chissà quali scomode scoperte faremmo…
La statio fa parte di un’antichissima sapienza monastica. È quella sosta silenziosa che precede i vari momenti della preghiera liturgica. Si viene da attività che hanno causato fatica e dispersione; prima di iniziare la preghiera, si dedica un certo tempo a decantare, silenziarsi interiormente e disporsi all’incontro col TU di Dio. La statio aiuta a raccogliersi, a ritrovare il centro; evita che la preghiera diventi un ennesimo fare, il che non servirebbe a molto.
Gesù, quando converte, rialza.
Quando guarisce, ferma.
Note a margine di Mc 5, 1-20
Commenti(2)
Anna dice
3 Febbraio 2025 alle 21:24Anche chi vive fuori dal monastero può fare esperienza della Statio come pratica spirituale quotidiana. Significa:
Fare una pausa prima di reagire impulsivamente, lasciando spazio alla riflessione e al discernimento.
Creare momenti di silenzio nella giornata, per ascoltare il proprio cuore e la voce di Dio.
Vivere con consapevolezza ogni azione, trasformando la routine in un’opportunità per incontrare il sacro.
Dio è già dentro di noi, ma spesso siamo troppo distratti per accorgercene. La Statio è dunque un atto di amore: un fermarsi per accogliere, un tacere per ascoltare, un sostare per essere pienamente presenti a Dio e agli altri.
Maria Vizza dice
4 Febbraio 2025 alle 14:15Per vivere “sanamente” e convertirci ad una nuova umanità dovremmo allenarci ad incarnare questa forma di consapevolezza ad ogni nostro nuovo respiro. Solo in tal modo possiamo essere in connessione con il Divino che è in noi.