In un’intervista rilasciata quando era ancora cardinale e trasmessa all’indomani della sua elezione a papa, P. Prevost raccontava della sua storia personale. Ad un certo punto, confidò di aver attraversato, durante gli anni della sua formazione come frate agostiniano, momenti di dubbio e perplessità, in cui lo visitò anche la domanda: “Ma non sarebbe meglio per me tornare sui miei passi e farmi una famiglia?”. Ne parlò con suo padre, il quale gli rispose, con pacatezza: “Vedi: io e la mamma coltiviamo la nostra intimità: anche tu prova a coltivare l’intimità con Cristo”.
Che risposta meravigliosa, centrata e centrale!
Ma come si fa?
Le relazioni non crescono automaticamente o per forza d’inerzia; se non le alimentiamo, se non le curiamo e custodiamo, anche circondandole da una “siepe” di protezione rispetto a interferenze di vario tipo, finisce che a poco a poco si esauriscono.
L’intimità richiede alcuni ingredienti: la frequentazione, anzitutto, che significa dedicare all’altra persona tempo di qualità.
Questo vale anche per l’intimità con l’umile Gesù: fermarsi cuore a cuore con Lui, entrare sempre più nella sua conoscenza, nel suo amore. E poi la frequentazione di Lui attraverso la sua Parola: lì scopriamo i suoi gusti, il suo modo di pensare e di agire, la sua predilezione, i suoi progetti e la sua passione. Un fuoco incandescente, che riscalda e non ti lascia uguale a prima, ma anche qualcosa di tremendamente serio!
L’intimità ha bisogno, in secondo luogo, di reciprocità: a te confido la mia storia e nello stesso tempo accolgo la tua con interesse, partecipazione. Quest’accoglienza allarga il mio mondo interiore.
Infine, l’intimità è una forma di attenzione: scelgo di essere interamente presente a te, sacrificando per questo altre cose che mi possono gratificare ma che non sono te.
L’intimità richiede pazienza, gradualità, e un senso della vicinanza/distanza sempre di nuovo da ricalibrare: perché l’altro, maiuscolo o minuscolo che sia, è un mistero da accogliere con timore e tremore, non un oggetto da possedere a tutti i costi.
Solo a noi creature umane è offerto di entrare in amicizia con Dio: interlocutore talmente affascinante e coinvolgente, che si può anche decidere di consacrargli tutta la propria vita.
Tutta la propria intimità.

Foto: Le Colombe della Pace, piatto LaboriOSA.

